Padule di Fucecchio
Con i suoi 1800 ettari, il Padule di Fucecchio è la più grande palude italiana e rappresenta la perla naturalistica del Montalbano per la sua ricca varietà floristica e faunistica. Questo territorio per secoli ha segnato la vita, la storia e l’economia della popolazione che risiedeva nella zona ed è dimora di specie di piante risalenti a ere di glaciazione lontane.
In epoca medievale il Padule ha creato passaggi obbligati sul crinale del Montalbano a ovest e lungo la via Francigena. Le erbe palustri per rivestire fiaschi e damigiane e le opportunità di pesca e di caccia, che garantivano un apporto economico, spingevano tutti i Comuni insediati sulle colline a nord della Valdinievole o sul Montalbano a ricercare un prolungamento territoriale fino al Padule di Fucecchio.
Il commercio era assicurato grazie alle vie d’acqua interne che collegavano Livorno a Pisa e poi risalendo l’Arno arrivavano fino ai porti costruiti lungo il Padule. Tuttavia la malaria era una piaga insanabile a cui era necessario dare una soluzione e iniziarono le bonifiche, prima con i Medici e poi con i Lorena. Nel 1996 la Provincia di Pistoia istituì una riserva naturale negli spazi acquisiti dal patrimonio pubblico per porre rimedio ai danni dell’inquinamento che nel corso degli anni erano stati causati dall’aumento demografico, dalla nascita di industrie e da un’agricoltura sempre più dipendente dalla chimica. Furono create la Riserva delle Morette e quella della Monaca-Righetti, che, assieme alla vicina riserva dell’area fiorentina, coprono complessivamente una superficie di circa 230 ettari, poco più di un decimo dell’intera superficie del Padule di Fucecchio (2.074 ettari).
L’istituzione della Riserva ha favorito il ritorno delle cicogne, che sono tornate a nidificare. Oltre alla cicogna nera, all’airone e alla gru il Padule accoglie circa duecento specie di uccelli, il che lo rende un paradiso unico per gli amanti del birdwatching.
Ma il Padule conserva anche le testimonianze delle vicende storiche legate ai Medici e ai Lorena, nonché del terribile eccidio perpetrato dai nazisti il 23 agosto 1944 quando 174 civili, fra cui neonati e anziani, furono indiscriminatamente massacrati da alcuni reparti dell’esercito nazista.
Oggi l’arte di intrecciare le erbe palustri viene portata avanti da un gruppo di artigiane e artigiani del territorio che spiegano che per ogni erba c’è un preciso utilizzo: col sarello i contadini facevano le borse per il cibo o per andare al mercato, cappellotti delle damigiane, stuoie per le finestre, l’impagliatura delle sedie, sottopentole e zerbini; con la cannella invece venivano realizzati gli scopini e con la gaggia le ceste delle damigiane. Per loro tramandare quest’arte è importante per ricordare un’attività così legata al territorio che nel passato ha permesso la sopravvivenza ma che nel dopoguerra era andata persa e in alcuni casi addirittura ripudiata.
Oggi trovarsi nella Riserva del Padule di Fucecchio significa restare colpiti dalla bellezza dei paesaggi e dal silenzio, allo stesso tempo intriso di pace e di desolazione di tristi accadimenti del passato, interrotto soltanto dai richiami degli uccelli acquatici, in un luogo in cui il mondo civilizzato sembra essere lontano.